Il “Piano periferie 2016” non è una novità urbanistica, rientrando a pieno titolo nei “programmi urbani complessi” già attuati da oltre vent’anni. Questi sono programmi di riqualificazione urbana che prevedono interventi strategici di trasformazione volti al recupero ambientale, funzionale, infrastrutturale e edilizio attraverso risorse pubbliche integrate dal finanziamento privato.
I “programmi urbani complessi” nascevano con la Legge 179/92 e prevedevano i “Programmi Integrati di Intervento” e i “Programmi di Riqualificazione Urbana”. I primi comprendevano anche la realizzazione di opere di urbanizzazione e di infrastrutture oltre che la riqualificazione urbanistica ed edilizia delle aree periferiche degradate; i secondi riguardavano soprattutto il recupero dei centri storici e delle aree urbane dismesse. Poi con la Legge 493/1993 si introducevano i “Programmi di Recupero Urbano” riguardanti soprattutto l’edilizia residenziale pubblica. Con il DM Lavori pubblici 1169/1998 si attuavano i “Programmi di Riqualificazione Urbana e Sviluppo Sostenibile del Territorio” inerenti più all’ampliamento infrastrutturale, al tessuto economico, occupazionale e alla protezione ambientale. Nel 1998 e nel 2001 nascevano i Contratti di Quartiere I e II, cioè programmi di recupero edilizio in aree urbane periferiche con finalità d’inclusione sociale e di potenziamento dei servizi. Più recentemente nel 2012 veniva attuato il “Piano Città” per il risanamento urbano in 28 comuni con una spesa pubblica di 318 milioni di euro.
Poche settimane fa Roberto Morassut, vicepresidente della commissione bicamerale d’inchiesta sulla sicurezza e sul degrado pubblico, assieme al presidente dell’Ance Gabriele Buia, lamentava la mancanza di una legge quadro per gli investimenti nelle periferie e la frammentarietà degli interventi dovuti proprio a norme urbanistiche specifiche discontinue. La commissione d’inchiesta, resa necessaria per la perseverante condizione di degrado delle periferie e soprattutto dalla radicata presenza della criminalità, sottolinea la necessità di attuare non solo un “programma urbano complesso”; mentre la richiesta di chi investe sulle periferie è quella di agevolazioni e di convenienza della riqualificazione edilizia da un punto di vista fiscale e procedurale.
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