Il ruolo del Centro Storico nella città contemporanea.

Il vecchio continente trova all’interno dell’immenso patrimonio storico-culturale una delle prime fonti di rendita economica. Tuttavia gli investimenti dell’Unione Europea per incentivare questa fonte risultano ancora pochi e riservati esclusivamente ad alcuni progetti.

All’interno della Pianificazione Strategica e della riqualificazione urbana emerge l’esigenza della valorizzazione del patrimonio culturale, attraverso una serie di attività e di interventi integrati che mirano spesso alla riqualificazione edilizia dei centri storici, dandone nuovo senso e valore. La conservazione storica è un processo che non presuppone esclusivamente la riabilitazione degli edifici, ma è una tradizione carica di significati storici e valori sociali. Quello che vive la città contemporanea è la necessità di un ritorno all’origine. Così come si assiste al rifiuto dei non luoghi tipici della città diffusa, si ha bisogno ora di riconoscersi nell’identità dei propri luoghi e nella storia. Il ritorno all’utilizzo dei centri storici ha una forte valenza sociale e di coesione e non solo, ma anche una forte dimensione d’identità locale legata al marketing del turismo. La necessità attuale di recuperare il senso di appartenenza ai luoghi, il riconoscimento della propria identità, può essere il pretesto delle nuove manifestazioni che hanno come sfondo i luoghi storici urbani. Si sente il bisogno di restituire il senso dell’abitare agli spazi pubblici, alle strade e alle piazze, quei non luoghi (1) tanto messi da parte e sottovalutati dall’urbanesimo moderno. Ma è proprio qui che si ritrova il genius loci, la cultura della società urbana, e si riconoscono le memorie territoriali. La vita vera, la vita sociale si svolge proprio qui. Non a caso gli eventi si apprestano ad avere sfondi artistici e monumentali, scenari attinti dai centri storici delle città. Vengono riproposte le piazze, i teatri, i luoghi legati alla memoria e ai ricordi da salvaguardare come cultura. Luoghi da percorrere a piedi, senza frenesie, scorrendo gli edifici e le vie per poter riflettere da spettatore sul proprio rapporto con la città costruita. L’Italia e molti paesi europei affrontano spesso il recupero dei propri centri storici attraverso piani strategici legati agli eventi culturali e allo spettacolo.

L’Italia, ad esempio, vive dagli anni ’80 la cosiddetta fase del centro storico come bene di consumo. Esso è il famoso Brand, che per le sue qualità culturali e strutturali, attrae visitatori e consumatori di spettacoli ed eventi. Vi è la consapevolezza della sua ricchezza sociale, politica e della sua varietà d’offerta. Una condizione favorita comunque a partire dagli anni ’60 con i primi risanamenti e le prime esigenze di rivitalizzazione sociale dei centri urbani.

Col superamento della città industriale e delle sue caratteristiche produttive, si introducono all’interno di gran parte delle città europee, nuove attività legate soprattutto ai settori creativi e alla tecnologia. I centri storici quindi, forti grazie alla bellezza e alla cultura ereditate che si mescolano con le nuove attività, diventano fonti d’attrazione per l’intera città. Nei centri storici i festival e gli spettacoli in genere hanno generato l’esigenza di opere di risanamento e opere nuove spesso legate ai luoghi tradizionali della cultura e dello spettacolo, facendo dello scenario architettonico-urbano l’oggetto del Marketing Territoriale.

Alcuni studiosi ritengono che nel corso di circa cinquant’anni si sia passati dalla protezione e conservazione totale dei monumenti e dei centri storici, ad un consumo e sfruttamento eccessivo degli stessi. Trovandomi d’accordo con tale affermazione, ritengo soprattutto il caso italiano, un esempio spesso di abbrutimento del centro storico e non di valorizzazione, dovuto al suo utilizzo sfrenato senza regole che prescinde da studi.

Il concetto della valorizzazione della storia attraverso lo spettacolo e gli eventi culturali è in sé perfetto se è affiancato da precisi studi spaziali e funzionali. Spesso, però, tutto ciò non è affrontato e si utilizza il centro storico come mero contenitore di eventi non andando a sfruttarne le potenzialità scenografiche effettive. Se “fare spettacolo in piazza” vuol dire semplicemente riempire i vuoti con palcoscenici, tendoni e migliaia di persone, questo equivale assolutamente a degrado e anzi spesso anche alla non riuscita dell’evento. La scelta delle piazze e delle vie dei centri per la realizzazione di spettacoli risulta spesso giustificato anche dalla riduzione al minimo dei costi di gestione spaziali e dall’utilizzo temporale in genere molto limitato.

Il punto di partenza per ridefinire il ruolo del centro storico è riappropriarsi della sua identità sociale o sfruttarlo solo economicamente?

(1) Augé M., Nonluoghi. Introduzione a un’antropologia della surmodernità, Elèuthera, Milano, 2005

Digiprove sealCopyright secured by Digiprove © 2016-2017