Sociologia delle città.

La città è sempre stata, in ogni fase della sua storia, luogo di elaborazione simbolica e quindi fenomeno culturale. Essa è il luogo in cui si è sviluppata la cultura e nel senso antropologico del termine, i modi di vita, i simboli, le credenze, le tradizioni.

Nella società postmoderna, come antitesi a una visione razionale e omologatrice della società industriale, forte accentuazione è stata data all’eterogeneità e allo sviluppo di orientamenti che rivendicano il ruolo delle differenze. Tutto ciò ha avuto importante riflesso nella sociologia urbana riaffermando la centralità delle differenze nell’esperienza umana. Soprattutto si è verificato in quest’epoca una perdita d’orientamento nel rapporto col territorio e una perdita di centralità di alcuni valori. Vi è di conseguenza un tentativo di ricreare ex novo valori simbolici e occasioni di radicamento affettivo.

Forte è il rapporto tra simbolismo urbano e identità sociale. La città è un complesso di simboli sedimentati nella storia che si esprimono fisicamente, nelle piazze, nei monumenti, nelle strade e nei modi di vita, nelle tradizioni, ecc.

Le tecniche di marketing che gli operatori utilizzano per promuovere un centro urbano agli occhi degli operatori internazionali sono costituite da immagini; un patrimonio simbolico urbano. Immagini identitarie di un luogo, contesti spaziali e sociali che i cittadini interpretano modificandoli e connotandoli di valore simbolico. Ci s’identifica affettivamente con la propria città; si creano sentimenti di appartenenza territoriale.

Nella seconda metà degli anni ’90 nasce un nuovo modello di pianificazione, quella strategica che ingloba una concezione più generale di sviluppo praticabile per la città. Il solo termine “pianificazione territoriale” adottato fino a quegli anni anni, fu rifiutato per il tentativo astratto di agire attraverso una previsione di agire globale.

La pianificazione territoriale strategica si basa su tre vettori fondamentali:

  • il modello territoriale e la mobilità;
  • lo sviluppo di un modello economico basato su criteri di sostenibilità e sull’occupazione;
  • la cultura della coesistenza, coesione sociale e cooperazione.

All’interno della pianificazione strategica alcuni interventi diretti verso aree sono spesso localizzate nelle vecchie periferie urbane o zone centrali e semiperiferiche, visto che uno delle prerogative del piano è la rigenerazione dei quartieri marginali. Proprio i modelli di intervento che vengono definiti integrati cercano di affrontare il problema della marginalità sociale e spaziale.

All’interno dei piani strategici, grossa importanza hanno le politiche culturali urbane, con lo scopo di favorire la vita culturale delle città, ma con obiettivi di natura economica e sociale. L’intervento pubblico si propone di incoraggiare e programmare fenomeni e attività sociali, intendendo:

  • le forme espressive della cultura alte, come pittura, letteratura, musica colta;
  • la cultura popolare tipica di un paese o regione che si esprime nella musica tradizionale, ecc;
  • le culture, le usanze, il linguaggio, gli stili di vita propri di determinati insediamenti;
  • gli elementi delle manifestazioni simboliche di tali gruppi con dichiarata valenza estetica.

Nell’immediato dopoguerra ci fu il rilancio della cultura alta e i luoghi della città di maggiore sviluppo furono i centri storici di maggiore tradizione. Negli anni ’70-’80, con l’impatto del ’68, ci fu la valorizzazione di forme culturali basse; furono promosse le arti etniche, le espressioni del mondo giovanile e si cerco soprattutto di riequilibrare il peso dei centri storici metropolitani promuovendo il decentramento delle attività culturali nelle periferie urbane  e nei centri di minori dimensioni. Poi arrivò l’epoca della cultura come strumento di sviluppo dalla metà degli anni ’80, in cui gli operatori pubblici cercano di coinvolgere nell’opera di promozione culturale i soggetti economici privati, sponsorizzando particolari eventi spettacolari o il restauro di monumenti. Si afferma il ruolo sociale della promozione culturale e si vede nella cultura uno strumento di rilancio dell’economia urbana. La cultura è quindi in realtà un mezzo per lo sviluppo, con il quale si possono misurare sia gli effetti diretti, come la costruzione di nuovi edifici e la crescita di occupazione sia gli effetti indiretti come il miglioramento dell’immagine della città.

Gli eventi sono comunque utilizzati dai politici per incrementare il successo di immagini connesse a luoghi e a città con lo scopo di esaltare i sentimenti di appartenenza di chi vi abita, per indurli a sostenere il proprio programma politico.

Nello spazio pubblico, il contatto comunicativo fra gli interlocutori avviene in una situazione di parità. Uno spazio pubblico è un terreno neutro, è di tutti e di nessuno. Il significato dello spazio pubblico tende a modificarsi non rappresentando più quel luogo d’incontro privilegiato dell’innovazione culturale e dell’elaborazione simbolica. Le vie e le piazze si configurano sempre più come canali di comunicazione, spazi di flussi, e non come ambiti in cui è possibile sostare e incontrare gli altri. Si diffonde sempre più poi una sensazione d’insicurezza di fronte a spazi troppo aperti, poco controllati, aperti e imprevedibili. Gli spazi pubblici, sono precisi luoghi della città, continuano ad esistere ma assumono sempre più ruoli monofunzionali (capsularizzazione).

Sociologia delle città di Alfredo Mela. Carocci Editore. Roma, 2006.

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