Le risposte al Terrorismo di architetti e urbanisti.

Gli attacchi terrostici nelle metropoli d’Europa stanno cambiando la sensibilità di tutti gli amministratori locali nella gestione della sicurezza. Gli spazi pubblici, le strade, le piazze, i mercati, tutti i luoghi potenzialmente affollati sono diventati bersagli dell’estremismo islamico. Si tratta di una guerra contro i simboli dell’occidente, contro la sua libertà e il suo libero movimento.

Già dall’attentato di Nizza dello scorso anno si è cominciato a ripensare al modo di rendere sicure le vie pedonali, le piazze, i luoghi pubblici di maggiore scambio e flusso in modo da impedire il passaggio di automezzi.  Si studia come rendere sicure le grandi città, come quelle medie e piccole. Si ripensa, in via prioritaria, agli eventi pubblici disseminati in luoghi chiusi o aperti delle città e a come salvaguardarne l’economia. Si progetta la sicurezza delle piccole e grandi manifestazioni, dalle sagre ai concerti, dove l’affluenza, anche se bassa, può essere un facile bersaglio terroristico.

Si percorrono nuove scelte architettoniche per delimitare le aree pubbliche e piccole “varianti urbane“, come riferito da Dominic Casciani dopo l’attentato di Berlino in un intervista alla BBC.

Gli spazi pubblici fino a poco tempo fa erano e dovevano essere spazi di libero passaggio e libero scambio, invece oggi si sente parlare sempre più spesso di barriere:  barriere Jersey, barriere metalliche, barriere antisfondamento, pilomat, etc.. Fortunatamente si sente parlare anche di proposte esteticamente più interessanti; quella dell’architetto Boeri, ad esempio, di posizionare giganti fioriere in punti nevralgici, é stata sposata già da molti sindaci. Poi ci sono interessanti proposte urbanistiche, come quella dell’architetto milanese Tagliabue, di circondare d’acqua i luoghi simbolo delle città o quella di posizionare installazioni artistiche al posto dei pilomat.

C’è sicuramente un fermento valido in queste proposte che si spera vengano poi contestualizzate, alla ricerca di un dialogo e di una interazione tra il luogo specifico e i suoi abitanti. É un fermento che cerca di rispondere al terrorismo con la bellezza e con l’esteticità, da sempre segno e simbolo della cultura europea.

La cultura urbana occidentale ē continuamente in movimento; rinasce e si rinnova ogni giorno, si adatta ai cambiamenti e ad ogni tentativo di attacco.

Sta cambiando insomma il concetto urbanistico di spazio pubblico. Oggi la cittadinanza recepisce diversamente il bisogno di porre limiti fisici ai luoghi finora considerati liberi e sinonimo di aggregazione.

Letture: http://www.corriere.it/esteri/17_agosto_24/fioriere-contro-terrore-barriere-terrorismo-boeri-bari-palermo-firenze-milano-ea572a8a-883d-11e7-a960-ee4515521d95.shtml?refresh_ce-cp

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